Il tipo di legno più utilizzato per la costruzione di finestre in italia: caratteristiche principali e curiosità.
Il Pino, dal latino Pinus, è un albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Pinaceae, a cui appartengono circa 220-250 specie diffuse in tutto l’emisfero settentrionale e riunite in 11 generi. Le Pinoideae sono una delle 3 sottofamiglie delle Pianceae e il genere Pinus ne fa parte con le sue circa 120 specie di conifere e arbusti sempreverdi, tra cui il Pinus Sylvestris e il Pinus Rigida.
Caratterizzato da un alburno giallognolo-biancastro che si differenzia nettamente da un durame roseo-bruno-rossastro chiaro, con anelli di incremento ben distinti tra loro, presenta una ramificazione molto fitta, dalla forma conica con la punta rivolta verso l’alto (da qui il nome <conifere>) e può raggiungere fino ai 40 metri di altezza. Le foglie, sempreverdi, sono aghiformi, con dimensioni variabili tra i 3 e i 5 cm di lunghezza. La corteccia, alla base bruno-rossastra negli alberi adulti, ha la tendenza al distacco di parti consistenti e sono frequenti le tasche di resina che si formano naturalmente proprio per essere un genere di albero molto resinoso.
Il Pino è presente in natura fin dall’era glaciale e da sempre l’uomo se n’è servito, non solamente per la sua materia prima legnosa altamente versatile, ma anche per la sua produzione abbondante di resina, che in tempi antichi serviva soprattutto per distillare catrame e olio finalizzato a vari usi, tra cui l’illuminazione. Largamente diffuso in tutta l’area dell’Europa centro-settentrionale, con addensamenti di pregio soprattutto in Svezia, Austria e Paesi dell’Est, lo si può trovare facilmente anche in Italia, sia sul versante alpino che appenninico.
Il materiale che se ne ricava è discretamente pesante (massa essiccata: 500Kg x m3) con durezza di 25N/mm2. Per la produzione di serramenti rappresenta una delle tipologie di legno tra le più utilizzate grazie alla sua facile lavorazione, alla sua fibra dritta molto resistente alla flessione statica e mediamente resistente alla compressione, e al fatto che si presti alle più svariate colorazioni.
Nonostante la durabilità di una finestra debba imputarsi principalmente al trattamento protettivo e alla sua diretta manutenzione, buona parte del lavoro lo svolge anche la specie legnosa scelta: in fatto di durabilità il pino rimane la prima scelta consigliata.
Data la sua alta percentuale di resina e la notevole presenza di nodi è opportuno scegliere sempre legname proveniente da foreste e segherie certificate per la “selvicoltura” che possano garantire trattamenti di essicazione artificiale atti ad eliminare qualsiasi agente interno indesiderato, quali resine, funghi e muffe. Se non ben trattati, infatti, la resina e i nodi possono favorire la formazione sui laccati di inestetiche chiazze e aloni che sfociano in piccole e localizzate colature di color ambra, soprattutto nei mesi più caldi.
Nella produzione di infissi e serramenti si utilizzano principalmente:
- Pino massello: ricavato dalla parte più interna e quindi più densa del tronco. Ciò lo rende molto performante in termini di isolamento termico, più adatto quindi alle zone collinari o montane. È il legno naturale per eccellenza, frutto della semplice lavorazione della materia prima. Il suo sapore rustico, infine, lo rende inconfondibile e con molteplici colorazioni pregiate. Il Pino Silvestre è la specie più utilizzate in Italia per la costruzione di finestre, viene normalmente importato dal Nord Europa.
- Pino lamellare: realizzato con 3 o più strati di legno massello, incollato a fibre contrapposte per compensare le naturali tensioni del legno, assicurando così la stabilità del serramento. È assemblato con colle atossiche ed è esclusivo in quanto nella sua composizione viene assicurata una perfetta omogeneità data dalla selezione attenta di parti prive di nodi e irregolarità. Garantisce quindi una maggiore stabilità.
Una scelta, quindi, tra le più consigliate in fatto di serramenti, che garantisce tutte le principali caratteristiche principali del legno stesso inteso come materia prima, quali: versatilità, durabilità, resistenza e bellezza. Un materiale di cui ci si possa fidare e da cui tratte numerosi benefici anche in termini di risparmio energetico.
IL PINO TRA MITO E LEGGENDA
Grazie alla sua presenza massiva e ancestrale, il Pino è sempre stato oggetto di miti e leggende dell’uomo antico.
I greci facevano risalire le sue origini alla ninfa Pitis la quale vantava due pretendenti importanti: il dio Pan e Borea, il vento del Nord. Costretta a scegliere tra i due e prediligendo le attenzioni e l’amore del dio Pan, Pitis cadde vittima della furia del pretendente respinto il quale, soffiando un vento impetuoso, la fece cadere da un precipizio causandone la morte. La Terra, impietosita, tramutò il corpo della giovane ninfa in un albero, il Pino appunto, e da quel giorno il dio Pan fu solito adornarsi la fronte con le sue frasche. Si narra anche che in autunno, quando il vento del Nord (la Tramontana) soffia per i boschi scuotendo i rami dei pini, si senta il pianto della ninfa Pitis e le sue lacrime si trasformano in resina che gocciola dalle pigne.
Anche per i Galli il pino era un albero sacro agli dei, tanto che era assolutamente proibito a chiunque di abbatterlo. Nei primi secoli della cristianità, San Martino, vescovo di Tours, si trovava in Gallia per evangelizzare quelle terre pagane. Dopo aver fatto demolire un tempio pagano era pronto a demolire anche un pino che sorgeva nei pressi, in quanto adorato dalla comunità pagana del luogo. Uno dei contadini, altamente contrario all’abbattimento dell’albero, sfidò il vescovo, proponendogli di collocarsi sulla probabile traiettoria di caduta del pino. Se non fosse stato colpito, avrebbe dimostrato di avere con sé il proprio Dio e quindi avrebbero proceduto essi stessi al suo abbattimento. Martino accettò la prova e l’albero cadde poco lontano, risparmiandolo. I contadini, quindi, vinti da questo miracolo, immediatamente si convertirono.
In Estremo Oriente, il pino evoca l’immortalità grazie al legno robusto e alle foglie sempreverdi. Si dice che la resina, quando penetra nel suolo, produca, dopo mille anni, una specie di fungo miracoloso che dona la vita eterna.
In Giappone, si utilizza il legno del pino e del cipresso per costruire i templi shintoisti e gli strumenti rituali. La resina estratta forma concentrazioni dette “lacrime”, incorruttibili, traslucide, che sembrano racchiudere luce solare: simboli di immortalità e purezza.
LO SAPEVI CHE…?
In Grecia si aggiungeva la resina di pino al vino con il pretesto di assicurarne la conservazione, pratica che continua ancora oggi.