Quale è la forma di una finestra? La domanda è apparentemente semplice e ciascuno di noi ritiene di avere una buona risposta. Ma se potessimo leggere nella mente delle persone cui rivolgiamo la domanda, la finestra avrebbe moltissime forme: quella di una camera della propria casa, l’ampia vetrata dell’ufficio, magari le finestre di un antico palazzo rinascimentale, quelle policrome di una chiesa gotica oppure ancora quelle della facciata di un palazzo di Le Corbusier…

Nel corso dei secoli la finestra ha cambiato moltissime volte aspetto, fino a diventare un elemento architettonico che costituisce parte integrante di un edificio. Senza pretese di completezza proveremo qui a ripercorrerne la storia.

 

La finestra dalla preistoria all’età greco-romana

Le prime abitazioni dell’uomo sono state le grotte, cui si accedeva tramite una sola apertura, che costituiva anche l’unico punto di contatto fra interno ed esterno, principalmente per ragioni di sicurezza. Anche nel periodo neolitico le tende delle popolazioni nomadi e le capanne dei primissimi agricoltori erano provviste di una sola apertura.

Nelle civiltà mesopotamiche e in quella egiziana, gli edifici pubblici o di culto presentavano nella muratura dei varchi che favorivano il ricambio d’aria nell’edificio e creavano una serie di fasci di luce per illuminare l’interno. Aperture simili nella muratura esterna si trovano impiegate anche nella civiltà minoica e micenea e in quella nuragica in Sardegna.

Benché gli antichi Egizi conoscessero le tecniche di fusione del vetro, esso non fu mai usato per creare delle finestre: perché il principale obiettivo di questi varchi era provvedere alla ventilazione dell’interno, per rendere gli ambienti freschi nelle stagioni calde; nelle stagioni fredde i varchi venivano chiusi con teli sottili e trasparenti.

La scelta di schermare le finestre con il vetro si diffonde in età romana. Il momento decisivo è il I secolo d.C., quando venne messa a punto la tecnica della soffiatura del vetro, nata nel medio oriente. In precedenza, la tecnica più diffusa per la manifattura delle lastre da finestra era quella della colatura del vetro fuso in stampi, che creava un vetro molto spesso. La soffiatura consisteva nel soffiare una certa quantità di vetro nel telaio mediante una canna di metallo forata, con il risultato di produrre un materiale più sottile. Grazie a questa tecnica, le lastre di vetro a chiusura delle finestre vennero presto adottate sia in edifici pubblici sia privati dell’Impero romano, come dimostrano reperti archeologici e testimonianze letterarie.

Medioevo e periodo Gotico

Perduta la sapienza tecnologica dei Romani, la finestra nel medioevo presenta l’aspetto di una apertura minima ricavata nella muratura dell’edificio. Benché le forme fossero varie, a bifora o a trifora, l’assenza dei vetri e lo spessore dei muri riducevano necessariamente al minimo le dimensioni della finestra. Durante il periodo romanico nasce il rosone, una grande finestra circolare suddivisa in forme geometriche a raggiera, che si diffonde nell’edilizia religiosa.

Un tipico esempio di finestra in stile gotico.

Nel periodo gotico la progettazione della finestra negli edifici religiosi beneficia di un significativo progresso tecnologico, che consente di distribuire diversamente i carichi dell’edificio. Le facciate si alleggeriscono e si popolano di finestre ampie e alte, spesso a polifore, ricche di decorazioni: la luce diventa un elemento di definizione degli spazi interni. Altra grande innovazione di questo periodo sono le grandi vetrate colorate, che trasformano l’interno delle chiese in scrigni policromi di luce.

Negli edifici civili si diffonde l’uso dei serramenti. I vetri sono contenuti in profilati di metallo e la finestra è inserita in una struttura ricavata nella muratura; gli oscuranti sono in legno.

Rinascimento e Barocco

Durante l’epoca rinascimentale, la finestra diviene oggetto autonomo di riflessione da parte degli architetti, come testimoniato da Giorgio Vasari che nelle Vite si sofferma descrivere la forma delle finestre dei palazzi di Firenze e Roma. Come segno di distinzione, i palazzi nobiliari delle città introdussero la finestra architravata, in combinazione con fregi di carattere classico. Non a caso, nasce proprio in quest’epoca una tassa sulle finestre, considerate un segno di grande ricchezza. Solo i palazzi dei ricchi potevano presentare ampie finestre vetrate ad architrave, mentre il popolo non poteva permettersi il vetro e chiudeva ancora le aperture con ante di legno.Durante l’età barocca, abbandonati gli schemi classici del Rinascimento, la finestra diviene l’elemento più importante della facciata e assume le forme più svariate: rettangolari, quadrate, circolari o ovoidali, ad arco a tutto sesto o ribassato, a timpano…Caratteristico del periodo barocco è lo sviluppo della tecnologia del serramento in legno, nata nel Rinascimento. Gli artigiani italiani compiono progressi sia nella lavorazione del serramento in legno, sia nella tecnologia del vetro. La prima tipologia di finestra a serramento in legno è ad anta singola, ma nel giro di pochi decenni si diffonde l’uso delle due ante e addirittura delle due ante piegate nel mezzo.

La torre di giotto a firenze, un tipico esempio di architettura rinascimentale.

Età moderna

Nell’Ottocento, con la diffusione degli edifici in ferro e vetro le finestre si ingrandiscono grazie alla leggerezza delle strutture portanti e allo sviluppo della tecnologia, che consente di usufruire di lastre vetrate di dimensioni sempre maggiori. In quest’epoca i serramenti sono generalmente in ferro per l’edilizia non abitativa, mentre il legno resta il materiale più usato nell’edilizia residenziale.

All’inizio del Novecento, Le Corbusier progetta finestre a vetrata fissa con la sola funzione di illuminazione, ricorrendo spesso a grandi superfici vetrate e alla finestra a nastro, che percorre l’intera facciata di un edificio.